sabato 16 ottobre 2010

PALLONE - Lo zenith del Milan di Capello


Fu la più grande dimostrazione di forza del Milan di Capello. Il 18 maggio del 1994 ad Atene, nella finale della Champions League (si chiamava già così ma vi partecipavano solo le vincitrici del proprio campionato), la formazione del tecnico di Pieris annichilì in meno di un'ora il Barcellona di Johan Cruijff che scendeva in campo con il favore dei pronostici. L'ex asso del calcio olandese e allora tecnico tra i più gloriosi d'Europa provò a vincere la partita prima di giocarla bruciando la vigilia con dichiarazioni incendiarie sull'andamento della sfida e sulle qualità di alcuni giocatori rossoneri. La provocazione gli si ritorse contro ma sarebbe ingiusto considerare la prestazione del Milan figlia solo di una reazione alle velenose parole dell'allenatore blaugrana. Il Milan dimostrò soprattutto di aver studiato molto bene l'avversario nei giorni precedenti la finale lasciandogli il pallino di un gioco che non si accese mai. Un pressing senza soluzione di continuità impedì ai creativi del Barça di ragionare (Guardiola su tutti), Albertini e Desailly distrussero e ripartirono con forza e lucidità, Boban fece con maestria il collante tra centrocampo e attacco, Donadoni rapido a verticalizzare o crossare, Massaro e Savicevic lì davanti continuarono a scambiarsi le posizioni nascondendo i punti di riferimento ai propri marcatori. Ma sorprendente fu la retroguardia con capitano, solo per l'occasione, Tassotti e la coppia centrale Galli e Maldini in una eccellente sostituzione degli squalificati titolari Baresi e Costacurta. Assieme a un grande Panucci fermarono puntualmente i punteros Stoichkov e Romario che non si resero mai pericolosi.
Il Milan non distrusse il Barcellona come tanti hanno sostenuto ma lo annichilì, illustrandogli con il passare dei minuti che l'inerzia della partita non si sarebbe mai tinta di blaugrana, e i gol fecero da corollario a una convinzione che pian piano si installò nella mente degli spagnoli: la sconfitta, poi roboante, sarebbe in un modo o nell'altro sopraggiunta spazzando via anni di calcio spettacolare e vittorioso. Vinse il potente tatticismo di Capello miscelato all'affidabilità tecnica e alla fantasia dei suoi giocatori.
Rimane oggi il vertice calcistico del Milan post-Sacchi, in coabitazione con il Milan ancelottiano del primo tempo di Instanbul contro il Liverpool e della sfida a San Siro nel 2007 contro il Manchester United. di Gianni Trevi

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