sabato 11 settembre 2010

MOTORI - Jochen Rindt, quarant'anni fa.

Monza 1970. L'austriaco Rindt scende in pista durante le qualifiche del 10° Gran Premio della stagione. Guida la Lotus dell'ingegnere Colin Chapman, ha vinto cinque gare su nove di cui quattro consecutive e guida la classifica del campionato con 45 punti, venti di vantaggio sul secondo, Jack Brabham. Seguono Denny Hulme con 20 e il ferrarista Jacky Ickx a 19. E' il primo pomeriggio di sabato 5 settembre, Rindt comincia a girare e a limare centesimi. La sua Lotus 72 è senza alettoni per permettere di contrastare in velocità le Ferrari di Ickx e Regazzoni. Durante il quinto giro, all'ingresso della Parabolica, l'alberino del freno destro cede di schianto, la mancanza di alettoni ha logorato l'impianto frenante, la monoposto di Rindt sbanda verso sinistra e si proietta contro il guard-rail: l'impatto è violentissimo, la decelarazione non lascia scampo e disintegra la Lotus che termina la corsa in una nebbia di terra. Quando arrivano i soccorsi il cuore di Rindt non pulsa più, un piede è quasi strappato dalla caviglia, lo sterno perforato dal piantone dello sterzo. A un primo massaggio cardiaco sembra possa esserci una seppur flebile reazione ma durante il trasposto al Niguarda di Milano il pilota austriaco cessa definitivamente di vivere. Il giorno dopo vince Clay Regazzoni ma è Ickx a insidiare il primo posto di Rindt con la vittoria in Canada. Il belga vanifica la scalata alla cima della graduatoria terminando al quarto posto nel Gp successivo a Watkins Glen. Inutile la vittoria del pilota della Ferrari nell'ultima tappa motoristica della stagione, il 25 ottobre, a Città del Messico: Rindt ha accumulato troppi punti, nessuno lo scalza dal trono di miglior pilota dell'anno. E' l'unico campione del mondo postumo. di R.P. McMurphy

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